Quando finisce Pasqua? Non certo il giorno di Pasqua, anzi è proprio dal triduo pasquale che inizia il tempo più gioioso per la comunità ecclesiastica : il tempo pasquale. Parlare di gioia in questo momento è un toccasana per cui è importante raccontare meglio i 50 giorni fino alla Pentecoste.
Dopo la Pasqua altri due momenti importanti segnano l’anno del cristiano: l’Ascensione e la Pentecoste. Due feste tra le più significative del tempo liturgico a distanza di pochi giorni l’una dall’altra . Proprio per questo diciamo che il tempo pasquale è un periodo non solo forte, ma addirittura fortissimo della fede.
A 40 giorni dalla Pasqua l’Ascensione celebra l’ascesa di Cristo al cielo in carne e ossa svelando quale sia il destino dei Figli di Dio e quindi di tutti noi grazie alla salvezza veicolata attraverso il sacrificio pasquale.
A 50 giorni giorni dalla Pasqua la Pentecoste segna un altro momento fondamentale: l’effusione dello Spirito Santo e la creazione della Chiesa.
Sono questi due momenti che completano la Pasqua. Senza di loro la morte di Gesù resterebbe un mistero e non si riuscirebbe a capire il senso della redenzione attraverso il sacrificio del corpo di Cristo.
Il tempo pasquale però non è solo un tempo di attesa della festa, ma è un tempo attivo in cui Gesù continua ad apparire ai suoi discepoli per insegnare, dando prova a tutti noi fedeli che la morte non è la fine di tutto e che Cristo è sempre presente nella sua Chiesa.
: “Egli si mostrò ad essi vivo, dopo la sua passione, con molte prove, apparendo loro per quaranta giorni e parlando del regno di Dio” (Atti 1, 3).
La gioia espressa dall’ Alleluja, il cero pasquale, la presenza via via sempre più forte dello Spirito Santo (fino a Pentecoste) , la forza dell’Eucarestìa e dei Sacramenti fanno da bussola a questi 50 giorni.
Di tutti questi segni però l’Eucarestìa e l’adorazione eucaristica sono il vero cuore del tempo pasquale: non a caso tra i precetti della fede c’è quello di confessarsi e comunicarsi almeno una volta l’anno, preferibilmente in questi giorni.
Ma la Chiesa si spinge ben oltre, perché al di là del “minimo” dovuto, l’invito è quello a vivere quotidianamente l’Eucarestìa almeno in questi 50 giorni, proprio per assaporare la festa e il banchetto perenne di questa finestra temporale.
Particolare attenzione è rivolta in questo periodo ad anziani, malati e sofferenti per dare a chi è nella prova un segno tangibile di gioia e conforto.
Sacramenti e tempo pasquale insomma sono inscindibilmente legati e si rimandano a vicenda come segni del Signore Risorto che interviene nella nostra vita per portarci la sua salvezza e come azione continua dello Spirito Santo che, inviato dal Padre grazie al Figlio, santifica i credenti.
Ed è proprio di questa gioia che abbiamo bisogno in questo tempo difficile: per ricordarci che dopo la prova ci aspetta la pace!