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San Francesco di Paola, l'eremita 13enne che morì in croce

San Francesco di Paola, l'eremita 13enne che morì in croce

San Francesco di Paola, l'eremita 13enne che morì in croce
31 marzo 2019

Il 2 aprile è il giorno che la Chiesa dedica ad una delle sue figure più rappresentative e popolari: San Francesco di Paola, taumaturgo che già nel nome porta un voto che i genitori avevano espresso per chiedere la grazie di avere un figlio quando ormai erano in età avanzata.

Nato a Paola, in provincia di Cosenza nel 1416 da una famiglia di modeste condizioni, si avvicinò concretamente alla Chiesa appena dodicenne quando fu mandato nel convento dei frati Minori di S. Marco Argentano. Lì manifesto subito alcune doti soprannaturali come ad esempio la capacità di bilocarsi: i frati lo video, infatti, sia servire messa che - nello stesso momento - apparecchiare la tavola nel refettorio del convento.

Appena un anno dopo, Francesco iniziò la vita da eremita dedicandosi alla preghiera, al lavoro e alla penitenza seguendo lo stile degli antichi anacoreti: il suo esempio fu presto seguito da un gruppo di giovani che venne chiamato “gli eremiti di Fra Francesco” per i quali lui stesso costruì delle celle e, più avanti, una chiesetta e un chiostro. Di quella comunità entro lui stesso a farne parte alla morte della madre, nel 1450.

Proprio nel proto-convento, oggi i pellegrini possono visitare la cosiddetta “zona dei miracoli”, dove il Santo fu protagonista di eventi prodigiosi come quando, ad esempio, entrò per ben due volte in una fornace che ardeva a pieno ritmo per ripararla e ne uscì illeso.

Ma i suoi miracoli riguardano soprattutto l’assistenza agli infermi per i quali operò guarigioni prodigiose a favore di paralitici, di lebbrosi, di ciechi, di indemoniati e persino la resurrezione di ragazzo un morto, suo nipote Nicola, figlio della sorella Brigida. Particolarmente significativa anche la sua attività di sostegno e conforto ai meno abbienti e alle vittime di abusi da parte dei potenti. Proprio per difendere degli operai da tali abusi, minacciò castighi divini per i vessatori tanto che il re di Napoli Ferrante d’Aragona, indispettito, un giorno mandò i suoi soldati a Paola per arrestare Francesco, ma egli si rese invisibile ai loro sguardi, nonostante stesse pregando davanti al tabernacolo mentre perquisivano la chiesa.

Il suo rapporto con l’autorità viene ben definito anche da un altro episodio narrato dalle cronache: quando la sua santità raggiunge anche la Francia, re Luigi XI, gravemente ammalato, invio in Calabria dei delegati recanti ricchi doni per convincere il Santo ad andare in Francia e guarirlo. Inizialmente il Santo rifiutò, ma un ordine diretto del Papa lo costrinse a partire. Durante il viaggio, fu ospitato a Napoli, dove, accolto trionfalmente, da re Ferrante gli fu offerto un vassoio di monete d’oro per la costruzione di un convento, ma Francesco rifiutò prendendo una delle monete dalla quale, spezzandola con le dita, uscì sangue: «Questo è il sangue dei tuoi sudditi che tu opprimi e che grida vendetta al cospetto di Dio», esclamò il Santo.

Anche le circostanze della sua morte, il 2 aprile 1507, sono avvolte dal mistero della santità: era ancora in Francia quando udì la chiamata al Paradiso la notte del 15 gennaio. Il Giovedì Santo, dopo la messa, chiese di essere disteso su una grossa croce. Il Venerdì, durante la “Passione” dal Vangelo secondo Giovanni, esalò l’ultimo respirò proprio mentre venivano pronunciate le parole «Et inclinato capite, tradidit spiritum» (E, chinato il capo, rese lo spirito). Fu beatificato sei anni più tardi, nel 1513, da Leone X e canonizzato nel 1519. Fu proclamato “Patrone della gente di mare della nazione Italiana” nel 1943 da Papa Pio XII.

Categoria: Approfondimenti
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